La bellezza fa bene!

Carissime e carissimi,
non scrivo da diverso tempo; dal tempo che l’autunno era arrivato, i ragazzi rientrati a scuola, molti di noi avevano ritrovato un ritmo quotidiano e persino azzardato qualche progetto.
Il mio, il nostro delle Poncif, era quello di riallacciare alcuni contatti interrotti a primavera e portare da Poncif tante cose nuove belle!
Poi hanno spento l’interruttore. Buio – Silenzio – Paura
Oggi è il nostro primo giorno di chiusura forzata e credo sia indispensabile riattivare tutti i possibili canali di comunicazione: quindi scrivo.
Perché io senza bellezza non riesco a sentirmi bene. Prendo la vitamina C tutti i giorni, ma  se poi tutta questa energia non la convoglio sul mio lavoro (che è quello che ho più o meno imparato a fare in 30 anni) implodo, esplodo e sto male!
Perché ho capito che non posso vivere solo al riparo della mia mascherina FFP2, ma che mi fa altrettanto bene andare per musei. Ho capito che il Teatro mi manca e il Cinema; e che desidero emozionarmi per un concerto dal vivo e che mi alzerei alle 5 del mattino per ascoltarlo, magari al Valentino: ci pensate che bello?

Così riprendo a raccontare del nostro “viaggio”, perché spero che, come me, anche voi abbiate desiderio di bellezza e curiosità di storie.

                          I GIOIELLI DI MARIA DIANA

Questa è la storia di un incontro cercato e rimandato da tempo. Con Maria Diana ci tenevamo d’occhio da mesi attraverso Instagram: lei guardava noi per il suo legame con Torino e noi guardavamo i suoi gioielli. Qualche commento, tanti cuori di apprezzamento reciproco. Poi un giorno mi ha chiesto se poteva mandarmi una carrellata di foto dei suoi ultimi lavori; erano decisamente interessanti, anzi proprio belli.

Così al suo primo viaggio a Torino, dove ha un pezzo di famiglia, ce li portò a vedere dal vivo: non solo erano belli, ma intensi, precisi. C’era  rigore in questi gioielli, una volontà di precisione e pulizia tale che pensai: “Armoniosi e architettonici, hanno qualcosa di sabaudo” e aggiunsi ad alta voce che erano perfetti da Poncif, potevamo averli?

Pendente "Dandelion" in ceramica e smalto rosso (maglia Poncif...ottima sintonia!)

Nei giorni successivi ci siamo un po’ cercate, raccontate e per capire meglio cosa “vedevo” quando “guardavo” i suoi gioielli, ho fatto a Maria tante domande e ricevute risposte meditate; eccole:

– Qual’è la tua formazione?
– Dopo essermi laureata in architettura al Politecnico di Torino, nel 2000 ho iniziato un percorso di ricerca nell’ambito del gioiello contemporaneo, seguendo corsi di specializzazione nella lavorazione del grés, della porcellana e del metallo.  Ho appreso le prime tecniche di lavorazione della ceramica e del disegno, oltre al senso dell’equilibrio tra le forme, dall’artista contemporanea Maria Lai.

– Mi colpisce molto la tua frequentazione di Maria Lai che è una figura artistica di grande spessore: puoi raccontarmi qualcosa? L’hai cercata o è stato un incontro casuale? hai lavorato con lei e quando e dove?
– Il mio legame con Maria Lai è molto privato, non parlo spesso di lei per pudore, per non utilizzare in modo commerciale questa cosa, per il grande rispetto che ho per lei, per la sua vita e la sua ricerca. Sono pronipote di Maria Lai, era sorella di mia nonna e con lei ho trascorso lunghi periodi della mia vita sin dall’infanzia, avevamo un rapporto molto particolare e molto forte e ovviamente mi ha guidato in molte scelte. Avrei una vita da raccontare e mi manca moltissimo.

– Da Architettura al Gioiello Contemporaneo intuisco il passaggio, ma puoi raccontarmi altro? perché sei passata per la lavorazione della ceramica e non solo disegni e concepisci, ma anche “impasti”!
-Gli studi di architettura sono stati decisi con mia zia appunto perchè io volevo fare studi artistici e lei sosteneva che avrei dovuto avere una preparazione solida, che avrei dovuto prima avere una base rigorosa per poi affrontare anche la parte artistica. Penso che questa convinzione le derivasse dalla poetica che ha guidato tutta la sua ricerca, influenzata da Arturo Martini di cui era stata allieva, tutta la scultura di Martini è fortemente legata all’architettura.
Con lei poi ho cominciato a lavorare la ceramica nel suo studio prima di Roma e poi in Sardegna e questo materiale poi non l’ho più abbandonato, anche se cerco sempre di trovare nuovi abbinamenti con altre tecniche, altri materiali, ma poi l’impasto ceramico è troppo forte e torna sempre.

– Il tuo lavoro mi pare complesso e completo. Intendo dire che tutto è molto curato: il packaging, il catalogo sono tutti aspetti che denotano lo stesso sguardo “ordinato” e rigoroso: un po’ sabaudo? Scappata da Torino o approdata per caso a Roma?
– Dopo gli studi di architettura ho cominciato a fare le prime mostre in cui esponevo dei lavori che ancora non erano gioielli e queste prime esposizioni sono state a Roma.
A Roma avevo molti ricordi, ho sempre amato questa città, così mi sono trasferita appena ne ho avuto la possibilità.

– Cos’è per te il Gioiello Contemporaneo?
– Mi interessa tutto ciò che riguarda l’arte e la creatività. Ho scelto il gioiello come campo della mia ricerca artistica perchè mi piace pensare che questi piccoli lavori artistici possano facilmente viaggiare e raggiungere tante persone. Nel desiderio di esplorare nuove frontiere espressive, cerco di reinterpretare in chiave moderna e attraverso l’uso di materiali non convenzionali, dei gioielli classici ed esclusivamente femminili.

– Quali sono le tecniche che usi? Puoi spiegarci alcuni passaggi delle lavorazioni?
– Il materiale principale utilizzato nei miei lavori è la porcellana colorata con ossidi come il cobalto, il ferro, il manganese o lasciata nel suo bianco naturale.
 La porcellana viene lavorata interamente a mano in diverse forme e con diverse textures, quindi viene cotta in forni speciali ad alta temperatura a 1200/1300 gradi. I manufatti dopo la cottura e la smaltatura possono essere poi decorati con metalli preziosi (lustri d’oro o platino) e cotti nuovamente a circa 750 gradi. Ritengo che la particolarità dei miei gioielli è data dalle textures organiche o geometriche e dalla commistione con altri materiali (bronzo, argento, pelle, gomma) e con altre tecnologie (fusione a cera persa, incisione laser, stampa 3D).

– La chiusura dell’attività lavorativa per due mesi si è portata dietro molto disagio e qualche capovolgimento: pensi che il tuo lavoro sarà influenzato da ciò? faremo ancora le fiere in giro per il mondo?

– Fortunatamente non ho dovuto proprio chiudere il mio lavoro nei due mesi di lockdown perchè da due anni ho aperto l’atelier nello stesso stabile dell’abitazione, quindi nonostante la cancellazione di tutti gli eventi espositivi e la chiusura dei negozi, sono riuscita a sfruttare quel tempo per continuare la mia ricerca, studiare una nuova collezione, fare addirittura lo shooting fotografico a distanza con la mia fotografa che in tutto questo periodo è stata preziosissima. I collaboratori esterni sono per me fondamentali perchè lavorando da sola ho bisogno di avere un confronto professionale costante.
Il lavoro comunque sta cambiando e anche molto, sono state cancellate tutte le mostre che avevo in programma all’estero, anche appuntamenti importanti a cui tenevo molto, ho dovuto pensare a nuove modalità che sto ancora testando per arrivare alle persone.
Però penso che torneremo a viaggiare, magari un pò meno, magari scegliendo con maggior cura gli eventi a cui partecipare, ma penso che avremo bisogno di incontrarci e di confrontarci di nuovo dal vivo.

Foto di Federica Cioccoloni

Maria Diana è stata molto collaborativa e La ringrazio per aver avuto la pazienza di seguirmi, per tutte le foto (bellissime, complimenti alla fotografa) che mi ha inviato e per avermi lasciato il tempo di maturare parole.
Mi piace chiudere questa pagina riprendendo il Suo augurio: che ricominciamo presto a viaggiare, a seguire i nostri sogni e le nostre curiosità e a confrontarci di persona!
Rileggo, correggo e posto…

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