Quando lavorare divertendosi crea…poesia!

E’ stato uno degli  incontri più rivelatori che mi siano capitati ad un salone professionale, all’Homi di Milano nel gennaio 2018, dove cercavo ispirazione per l’inverno successivo.
Mi aveva incuriosita il nome della collezione: “Perchè no?”…appunto, mi sono detta, meglio guardare bene, cercare di capire. Un progetto che pone una questione è una dichiarazione di intenti, un ribaltamento dei ruoli: mette subito in chiaro che la scelta e il dubbio sono vicendevoli!
Valeva la pena fermarsi a parlare con Silvia Tagliasacchi perchè è una bella persona e crea dei gioielli poetici ed ar

Trascrivo qui sotto le risposte che mi ha mandato: non cambierò nulla perchè l’intensità con cui si è raccontata è cosa rara e preziosa.

a) Qual’è la tua formazione professionale? puoi darmi una traccia biografica professionale?
Sono la terzogenita di una famiglia bolognese. Come tutte le ultime arrivate, anche io ho forse avuto il ruolo di rompere degli schemi familiari. O per lo meno di metterli fortemente in discussione e questo ha reso i miei primi 30 anni di vita  faticosi e bellissimi insieme.
Ho sempre amato lavorare con le mani. Creare con la fantasia. Case, rifugi, attrezzi….qualsiasi cosa. Poi mi sono innamorata di alcuni materiali e li ho esplorati con l’inesperienza dell’adolescenza e la tenacia della curiosità. Purtroppo o  per fortuna, sono sempre stata una sperimentatrice. La mia formazione e i miei studi, per i più disparati motivi, sono sempre stati quanto di più distante dall’ambito artistico/artigianale.  Per forza di cose quello che conosco l’ho imparato prevalentemente da autodidatta e grazie ad una sperimentazione continua: ore e ore di creativi errori e istruttive  frustrazioni.
Penso che lavorare con le mani per me sia un bisogno oltre che una passione. Mi rilassa, apre la mia mente ad un lavoro costante di cambio di prospettive. A volte faticoso, altre entusiasmante.
La mia storia come creatrice di gioielli inizia per gioco a 28 anni, durante un bellissimo viaggio in Thailandia dove trovai un volantino che pubblicizzava un corso di oreficeria per turisti. Il tutto si svolgeva a casa di un insegnante, tutti i pomeriggi per una settimana. Fu un’esperienza bellissima. Mi sono innamorata  immediatamente di tutti quegli attrezzi da lavoro cosi insoliti e dell’arte di governare il fuoco tanto precisamente  da poter  fondere e saldare i metalli.  Insomma fu talmente coinvolgente che lo zaino del ritorno conteneva almeno 10 kg di attrezzature compreso un trapano a colonna da oreficeria.

b) Lavori da sola o ti appoggi ad altri artigiani orafi? 
Realizzo gioielli componibili e reversibili. Gioco con le forme e con i colori in modo da avere un unico pezzo che possa trasformarsi, per dare piu’ possibilità  di vestibilità. Li realizzo a mano usando metalli e le tecniche dell’oreficeria, insieme a carte orientali lavorate e invecchiate  per renderle parte del metallo.
Lavoro sostanzialmente da sola.  E’ una dimensione che mi piace molto  perchè è estremamente libera ma che a volte mi fa sentire la solitudine e il bisogno del confronto con altri professionisti. Ultimamente mi avvalgo di un altro laboratorio orafo per realizzare la bagnatura d’oro dei pezzi di ottone che preparo. Ma sono collaborazioni tecniche, non creative. In futuro…..Chissà…..

c) Io leggo un’ispirazione al Giappone nei tuoi gioielli, non tanto per la forma, quanto per la scelta grafica: è così? se sì, che rapporto hai con il Giappone?
L’ ispirazione al Giappone che è evidente nei miei lavori non è stata studiata. Diciamo che è arrivata. Volevo superare l’effetto metallico del materiale che avevo scelto di lavorare. Una contraddizione forse….O per lo meno  volevo dare  al metallo una compagna,  ma le soluzioni tecniche che avevo trovato non mi risuonavano dentro. Perchè è proprio cosi che accade. Quando trovi esattamente quello che stai cercando non è mai una consapevolezza “di testa”, ragionata. E’ una sensazione fisica  di gioia e soddisfazione, qualcosa di assolutamente lontano  dal  lucido ragionamento.  
Così sono finita per caso in un piccolo negozio di carte fatte a mano che si trova nel cuore di Bologna e sono rimasta rapita dalle fantasie di alcuni fogli di carta giapponese . E’ stato un click. Ho sentito che avevo trovato il materiale giusto.

d) cos’è per te il gioiello contemporaneo? 
Mi sono interrogata molto su che cosa significhi per me il gioiello contemporaneo e sopratutto realizzarlo. Qual’è il messaggio che veicola, la mia narrazione, al di là del  creare un manufatto che rispecchia il mio gusto estetico.
La risposta a questa domanda la ritrovo nel tipo di gioiello che ho scelto di realizzare: pezzi reversibili e modulabili. Come a dire: “si puo’ cambiare.”
Sono convinta che la nostra forma (di esseri umani) abbia in sé infinite possibilità di mutazione. Nasciamo con il dono della trasformazione e possiamo prenderci questa libertà. Anche quella  di diventare asimmetriche.
La bellezza è  nella creatività  di aprirci alla trasformazione. Vedere che le cose possono prendere altre forme o altri colori. Ecco. Ornarsi con qualcosa che ci ricorda questa stupefacente capacità…..tutta femminile…… mi sembra bellissimo.

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