Una giornata a caccia!

Scrivo dal treno, di rientro da una giornata a caccia di tessuti per la prossima collezione Poncif.
Anzi, questa è il mio primo viaggio di lavoro dallo scoppio della pandemia e le aspettative sono tante!
Alle 7 sono già in treno, vagone quasi vuoto, tutti con le mascherine e lo sguardo vuoto di chi ha fatto una levataccia. Nonostante un piccolo ritardo, riesco a prendere la coincidenza a Bologna per Prato…e al volo, anche un caffè alla macchinetta!
Nel piazzale di fronte alla stazione, ore 10, trovo già il mio socio di scorribande ad attendermi: Roberto N., grande affabulatore, mille interessi diversi, fiorentino doc, anima propulsiva del laboratorio di Pontassieve (alle porte di Firenze) che prototipa e cuce tutta la collezione Poncif.
Prato non è solo la chinatow italiana; qui c’è una realtà produttiva tessile molto dinamica: tessutai, maglifici, stampatori, cardatori, laboratori specializzati nelle tinture e nei finissaggi più raffinati, commercianti che lavorano con i mercati di tutto il mondo. C’è sempre un gran traffico attorno alla città, cresciuta su un centro storico medioevale e adagiata in una conca verdissima al fondo dell’Appennino tosco-emiliano. Questa duplice anima la si sente pulsare ovunque: storia e industria moderna, un bellissimo Museo del Tessuto e un’autostrada percorsa da camion di tutta Europa a tutte le ore del giorno, che passa proprio di fronte al Centro per l’Arte Contemporanea Pecci ( industriale pratese, rifondò l’industria laniera e sostenne la modernizzazione dell’intera area, sino a finanziare il progetto del museo a lui intitolato).

Questa zona è uno dei cuori pulsanti dell’industria tessile italiana, fatta di piccole e medie imprese, spesso a carattere familiare e persino dinastico: generazioni che si susseguono e  lavorano l’una a fianco dell’altra. Qui si parla un toscanaccio poco fino e ci si dà tutti del tu: “O Robertino! Che lo vuoi un caffè?”….gran parlare di calcio, della Fiorentina specialmente, ma anche di politica, di mangiate e di olio “che n’è venuto pochino quest’anno, ma l’è tanto bono!”
Ed è proprio qui che periodicamente io & Roberto facciamo le nostre gite per scovare i tessuti per le collezioni.
Vi devo una spiegazione più approfondita del mio lavoro, altrimenti non potrò rendere l’atmosfera che si respira né lo spirito di questa giornata. I luoghi che visito sono enormi capannoni, alcuni ultra-moderni, altri magazzini dove i rotoli di tessuti sono accatastati senza un ordine apparente: i “tessutai” che li gestiscono commerciano in tessuto comprando in tutta Italia di volta in volta il surplus di produzione, le rimanenze dai produttori, le prove colore o anche gli stock di chi è costretto a chiudere o di merce che non è stata ritirata. Molti di questi tessuti non sarebbero accessibili ai piccoli produttori come noi perché una produzione regolare normalmente chiede di acquistare delle quantità elevate per ogni tipo e colore. Al contrario in questo mondo noi piccoli possiamo trovare delle preziosità: diverse volte mi è capitato di poter lavorare tessuti che non sono mai stati messi in produzione, ma solo presentati ai saloni professionali e addirittura con 2 anni di anticipo! Oppure, come per questa stagione, ho avuto il privilegio di poter usare dei tessuti stampati appositamente per un designer giapponese.
Ogni commerciante ha la sua specialità: da Luigi ad esempio si trovano le più belle lane cardate prodotte a Biella o a Como; dalla Maria invece i jersey utilizzati da Rick Owens e i più bei stampati; da Maurizio (con sorella, i due nipoti e il padre Remo) tutto è molto ordinato e catalogato; alla R. sono specializzati in velluto, di tutte le qualità e nuance.

Oggi visitiamo Maurizio e R.
Dopo il rito del caffè, iniziamo a girare tra gli scaffali. E’ vero, qui ci sarebbero le schede ed un ufficio comodo, ma toccare il tessuto, provare a stropicciarlo tra indice e pollice per vedere come si comporta, è essenziale. Oggi cerchiamo tessuti per fare delle camicie, ma li voglio fluidi, colorati, che parlino al cuore.
Passano un paio d’ore; ogni tanto io e Roberto ci diamo una voce e ci mostriamo vicendevolmente cosa abbiamo trovato: uno è troppo fluido, l’altro troppo acceso, il terzo però è perfetto. E aggirandoci tra gli scaffali, ecco, spunta un rotolino: è una variante colore di quello che ci è piaciuto! Alla fine, abbiamo trovato 5 bei tessuti: i colori sono belli, le fantasie un pò forti, ma la caduta è magnifica e renderà molto bene.
Pausa pranzo in un vasto locale che è il ritrovo di tutte le aziende della zona: anche qui si respira l’orgoglio del lavoro tramandato da generazioni e ci sono tessuti appesi alle pareti, vecchi telai in legno e persino una sala riunioni dove periodicamente l’Associazione dei Lanieri Pratesi si riunisce.
Alle 15 siamo già in attesa davanti al magazzino della R.: tutta un’altra atmosfera…qui nessuno ti segue, puoi aggirarti tra i corridoi del capannone alto 8 metri e costituiti da muri di casse in cui i velluti sono riposti, divisi per colore e per qualità. Velluti lisci, a costa “roccia” (quella larga), velluti mille righe (quella più fine), elasticizzati, stampati, spalmati, di cotone o di seta o con tramature di viscosa che conferisce una mano particolare. Beh, scegliere i velluti per me è difficile: è un materiale che amo molto e qui ci sono mille sfumature, tutte le possibili combinazioni di luce e di consistenza. Alla fine sul bancone riusciamo a stendere una campionatura omogenea per qualità, anche se ho dovuto rinunciare ad un paio di colori davvero stupendi!

Carichiamo tutto sul furgone e ripartiamo, ho ancora due treni da prendere per tornare a Torino. Intanto la testa inizia a seguire dei pensieri, avremo fatto bene a privilegiare quel bel verde, forse potremmo aggiungere il velluto a quadri trovato sullo scaffale in alto?
La vera magia di tutto questo cercare, si compie alla fine, dopo mesi: quando la collezione arriva in negozio e scopro che c’è un filo conduttore tra i vari acquisti, come una vena sotterranea di certi fiumi nel Carso. Tessuti che si combinano, forme che ritornano e che acquistano forza potenziandosi l’una vicina all’altra. Tutto un lavoro che avviene quasi inconsapevolmente,  lasciando che l’amore per la bellezza e la curiosità trovino un percorso.
Ovviamente ho fatto tanti errori di valutazione negli anni e tanti azzardi: soprattutto siamo arrivati spesso troppo in anticipo e mi è capitato più volte di riuscire “difficile”. O, come dice una mia amica, di “essere così avanti, da risultare incomprensibile”. Ma, credetemi, un tessuto bello che chiama dal fondo dello scaffale è una tentazione irresistibile!

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