Una promessa torinese

Capita raramente il privilegio di incontrare il TALENTO: cammini da ore, la testa è pesante, la borsa è piena di cataloghi e di appunti presi frettolosamente, la giornata è stata intensa e fra un’ora parte il treno per rientrare a casa….però in fondo alla gola rimane come una scontentezza per qualcosa che non si è colto.
Ripercorro via Tortona all’inverso, stamani alle 8 risalivo la stessa via, con Caterina, la mia socia di caccia e di attività da più di 20 anni.
Attenzione, fermo l’immagine:  siamo a Milano, settimana della Moda. Niente di così eclatante, tanta fatica, decine di ore passate a guardare collezioni, modelle, fotografie..
c’è meno novità che nel baule di una trisavola! La moda, si sa, tritura il Nuovo e lo moltiplica in una miriade di suggestioni e dopo 10 giorni di lavoro trascorsi ad immaginare la stagione che verrà (fra quasi un anno), molto di ciò che vedo sembra… passato di moda.
Ripasso davanti ad una vetrinetta, stamattina era in allestimento, ma c’era in primo piano un cappottone bianco a quadri gialli e blu e so che avevo pensato “Sembra un pezzo di Dries van Noten della collezione del 1986”. Per me, è il massimo del complimento possibile: Dries è stato la prima scoperta fatta, ero agli inizi di questo lavoro, con mio fratello e lui, ora inavvicinabile, era agli esordi come noi. Poncif è stato uno dei primi negozi a proporre questo grande designer, con una collezione magnifica per tessuti, gusto e sartorialità.
“Entriamo”, mi dico “non si sa mai!”
E l’emozione della scoperta è tutta lì, in 6 metri quadri di una vecchia bottega milanese trasformata in showroom per l’occasione: tessuti di qualità, linee precise, un carattere ben definito… si chiama MAATROOM.
O meglio si chiama Giulia Soldà ed è la designer torinese che progetta questa collezione.

Classe 1991, laureata nel 2014 in Fashion Styling & Communication e un corso di specializzazione in sociologia della moda all’Institut Français de la Mode di Parigi, pur così giovane Giulia vanta un curriculum di tutto rispetto: partecipazioni alle FashionWeek di Vancouver e di Guanzhou (Cina) una docenza all’Accademia del Lusso di Milano e 2020 occupa il ruolo di co-docente per il corso di Trend & Cool Hunting allo IAAD di Bologna; inoltre svolge  attività di consulenza per alcuni brand in abito stilistico, analisi tendenze e comunicazione.
Ma non lascia Torino ed è proprio qui che decide di aprire il suo atelier, nel 2016, nel cuore storico della città:   in alcune belle stanze dagli ampi finestroni che si affacciano su un  cortile di via pò.

Dall’incontro a Milano, è scattato in me un grande interesse per il  progetto Maatroom, soprattutto per la dimensione progettuale e la quantità di pensiero ed elaborazione che c’è nella costruzione di questa collezione. Così abbiamo deciso di proporre diversi suoi capi nell’inverno 2019 appena trascorso, tra cui il famoso cappottone a riquadri gialli e blu!
La collaborazione continua anche per questa stagione primavera/estate 2020 che presenta non poche novità: intanto l’affiorare di un colore chiaro, non il bianco (che è pur sempre un “neutro”), ma un giallo limpido e tenue, che io tendo a definire “paglierino”, ma che forse dovrei inserire in certi gialli caravaggeschi.
Bellissimi abiti, dal bustino serrato e la vita segnata; gonne a ruota e pantaloni con pannelli, top con scolli all’americana. Sono segni ben codificati della sartoria classica femminile degli anni ’50, su cui Giulia lavora affinando ulteriormente i modelli e riuscendo ad aggiungere un tocco personale di modernità.

Per meglio presentarvi Giulia Soldà ed il suo lavoro, le ho posto alcune domande ed ecco quanto ho raccolto.

IL PROGETTO
Maatroom nasce come esigenza di ordine interiore, dove la forma diventa espressione di equilibrio e l’abito il risultato di una sintesi di pensiero, di linee e di stile. L’apparente semplicità delle forme essenziali cela elementi concettuali profondi. Una mente che genera pensieri nitidi, dotata di un’eleganza naturale e silenziosa. Una nuova femminilità sussurrata, dedicata ad una donna sicura, che affronta l’esistenza con ragione e sentimento.


IL METODO
Capi creati per durare nel tempo, con elementi distintivi ricorrenti e forme che si completano le une con le altre. Linee semplici che si distinguono per una precisa e sempre coerente scelta di gusto e di stile, in cui maschile e femminile, austero e docile, rigido e fluido, convivono in un inatteso equilibrio. Un attento lavoro di costruzione dedicato ad ogni capo, dove tutto è prezioso. Rigore e purezza, nero e bianco: una scelta cromatica in cui ogni cosa si fa essenziale. Un processo di riduzione minimale che enfatizza le caratteristiche materiali e formali di ogni abito. Ad ogni collezione si aggiungono nuovi colori, per creare una sinfonia cromatica unica e delicata.

IL VALORE DEL TEMPO
Viene dedicata estrema cura in ogni scelta per costruire una moda responsabile, dalla ricerca dei tessuti italiani, prodotti nel rispetto dell’ambiente, al singolo bottone. I fornitori vengono scelti per la loro specializzazione e per la medesima visione della vita, del lavoro e della bellezza. Ogni collezione si identifica per nome e numerazione, slegandosi da riferimenti temporali. Un guardaroba modulare di vestiti che si svelano in sovrapposizioni e rivisitazioni.

LA MIA VISIONE DELLA MODA
Collezioni che nascono sulla scorta di una esigenza personale, di una riflessione sulle mie necessità e preferenze, che si distaccano volutamente dalla contingenza della stagionalità, dalle presunte tendenze di stile, dalle regole imposte dai ritmi di produzione. Un guardaroba modulare, mi piace definirlo così. Per una donna attiva, che vive, si muove, lavora e perciò ha bisogno di comfort. Una donna dotata di carattere a cui piace indossare abiti che comunichino la sua personalità senza necessariamente urlarla. Perché non è la voglia di essere al centro dell’attenzione a tutti i costi, è più il desiderio di esprimere la propria personalità attraverso un capo ricercato sia nella scelta dei tessuti che nello studio delle forme. La mia è una estetica silenziosa, fatta di dettagli.

C’è un senso di rottura con gli schemi, di chi parla il linguaggio delle asimmetrie, dei tagli, della sperimentazione. Una grammatica articolata che si traduce in un rigore di stampo giapponese, figure lineari di donna che abitano una nuova concezione spaziale. Con discrezione, pur nella dirompente forza dei suoi contenuti. Dietro solo un segno di gradevole compostezza.

DOVE NASCE LA COLLEZIONE
Ogni fase di realizzazione delle mie collezioni è made in Italy: le lane sono realizzate in Piemonte, gli spalmati in Toscana, le sete provengono da Como. In un sistema moda ormai impazzito e dominato da logiche di mercato bizzarre, ho deciso di studiare il modo per realizzare dei capi sartoriali e di ottima qualità, come da tradizione italiana, nel rispetto dell’ambiente, del lavoro delle persone e soprattutto nel rispetto del consumatore. Ho deciso di far parte del progetto Waste Couture che prevede di recuperare e rigenerare tessuti rimasti inutilizzati provenienti dalle più prestigiose aziende tessili italiane. In questo modo si trasforma lo spreco in valore. Credo fermamente che la moda debba impegnarsi nella ricerca che le consenta di realizzare il prodotto nel rispetto delle regole della sostenibilità ambientale.

La confezione delle mie collezioni viene distribuita in laboratori fidati sul territorio piemontese in base alla loro specialità. I capi spalla vengono seguiti da un laboratorio Torinese, la camiceria e la produzione del leggero da un laboratorio nella provincia di Torino e i pantaloni sono realizzati da un altro laboratorio in provincia di Cuneo. La scelta di collaborare con realtà produttive piemontesi che lavorano nel rispetto degli standard qualitativi del made in Italy è una scelta consapevole basata sulla volontà di sostenere il mio territorio.

Creo capi con materiali e forme per durare nel tempo. Prediligo i capi spalla, perché secondo me un cappotto da solo definisce un outfit. Gli abiti, come tutto ciò che propongo, sono strutturati. Non cerco fluidità, ma dettagli e volumi. Una moda che non teme il confronto con i capi iconici dell’eleganza femminile. Mi piace rivisitare i pezzi classici: quindi la giacca, il trench, il cappotto cammello riproposti in chiave contemporanea. Faccio molta ricerca nel vintage maschile e nell’abbigliamento da lavoro perché amo la formalità dell’uniforme.

Una moda da collezionista dove la scelta dell’abito è l’espressione di uno stile che supera la labilità delle tendenze imposte dal fashion system per affermare, con consapevolezza, la sua unicità.

All’ultimo, Giulia ci regala una riflessione personale che condivido con voi, con stima e rispetto:
Sono sempre stata una persona molto timida e ho vinto la timidezza dentro questo mio mondo, nel mio spazio, portando addosso i miei vestiti. E’ un po’ una vittoria poter esprimere totalmente quello che ho dentro, essere completamente me stessa.
Ora non ho più paura di nulla, nemmeno del giudizio degli altri! Sono diventata forte, forse un po’ più donna grazie a quello che sto facendo. E’ la vera me quella che potete vedere.

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